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Open source: quando l’innovazione passa dal codice sorgente “condiviso”

L’innovazione nel campo dei Big Data, del Cloud Computing e dell’AI passa ormai da progetti software open source. Un software Open Source non è protetto da copyright e permette agli utenti finali di fruire legalmente del codice sorgente.

I programmi Closed Source vengono invece distribuiti con una licenza che ne impedisce la modifica e la ridistribuzione, come nel caso di Microsoft Office e Adobe Photoshop e dei sistemi operativi Microsoft Windows e quelli Apple. Il software proprietario è stato il più apprezzato fino al 1985, anno in cui Richard Stallman ha fondato la FSF (Free Software Foundation), che ha ridato importanza al software libero.

Il codice sorgente dei software open source può essere modificato e adattato in base alle proprie esigenze, dunque può essere riutilizzato per la creazione e la distribuzione di nuovi programmi. Open source non significa necessariamente “free”: diverse aziende rilasciano il software gratuitamente ma mantengono i diritti sul codice, che non può dunque essere modificato da altri sviluppatori. Ad ogni modo, gran parte dei software open source sono gratuiti: quando sono free si definiscono FOSS (free open source software).

Tutti i vantaggi di un software open source

L’ open source presenta una serie di vantaggi competitivi, tra i quali spicca la libertà di accesso a un codice sorgente che può essere corretto e modificato per soddisfare le proprie necessità. Inoltre, rispetto al software proprietario, il software open source garantisce un’elevata operabilità, ovvero facilita l’interazione tra diversi sistemi informativi, dunque lo scambio e il riutilizzo di informazioni.

Indubbiamente, un altro punto forte dei software open source è dato dal supporto di vaste comunità di developer. Ciò significa avere sempre a disposizione documentazioni, forum, mailing list ma anche supporti a pagamento gestiti da altri fornitori. Questi ultimi restano comunque meno cari delle licenze dei software proprietari e hanno l’ulteriore vantaggio che, facendo del supporto commerciale il loro core business, tendono a essere più reattivi.   

Il fatto che il codice sia aperto a tutti può aumentare le probabilità di attacco da parte di hacker che ne individuano i punti più vulnerabili, ma questo problema può essere evitato tenendo il software aggiornato e investendo in favore di privacy e sicurezza informatica.

Ad ogni modo, proprio perché la maggior parte dei software open source è gratuita, non si corre il rischio di un acquisto a scatola chiusa: si può provare e valutare se corrisponde a quello che si sta cercando.

Il ruolo delle community nell’open source

I programmi open source riuniscono grandi e solide community, la stessa Github ospita quasi tutti progetti open source: chiunque può registrarsi e portare avanti un progetto, segnalare e risolvere bug, proporre o implementare nuove funzionalità. Spesso il confronto sempre attivo sulle community dà luogo a soluzioni innovative che individualmente si farebbe fatica a ipotizzare.

La presenza di community attive che partecipano al miglioramento continuo del software,  attraverso tempestive segnalazioni di bug, risoluzioni dei problemi e introduzione di nuove funzionalità, fa crescere più velocemente la tecnologia, che viene migliorata periodicamente da tanti utenti.

Da chi sono frequentate le community? Generalmente lo sviluppo dei software open source è nelle mani di volontari che non di rado contribuiscono per implementare funzionalità di cui hanno bisogno e che ancora non esistono, maci sono anche programmatori che desiderano apprendere cose nuove, confrontarsi con gli altri e sviluppare costantemente le loro abilità.

I software open source più noti in circolazione 

I software open source consentono di eseguire diversi tipi di attività informatiche senza vincoli di abbonamento o licenze, questo vale tanto per l’utente privato quanto per l’azienda.

Techradar ha individuato i migliori software open source da scaricare ed eseguire su desktop o laptop:

1. LibreOffice

2. VLC Media Player

3. GIMP

4. Shotcut

5. Brave

6. Audacity

7. KeePass

8. Thunderbird

9. FileZilla

10. Linux

Si tratta di programmi anche piuttosto diversi tra loro, in grado di coprire innumerevoli attività: scrivere e fare calcoli, riprodurre audio e video, editare foto e video, navigare in modalità privata, generare password sicure, gestire la posta elettronica e accedere a file system del server in remoto. Anche in campo marketing si è vista un’apertura all’open source grazie a Mautic, un software che consente di gestire lead, fare email marketing e creare landing page.

Ovviamente non possiamo non soffermarci sul sistema operativo Linux, il più iconico in circolazione. Linux è il sistema operativo open source più conosciuto e utilizzato. Creato nel 1991 da Linus Torvalds, era stato concepito come alternativa gratuita e open source a Minix, che utilizzava un micro kernel (Linux è  invece un kernel monolitico).

La versione iniziale del codice di Linux era di circa di 10.000 righe, mentre ora si parla di milioni e milioni di righe: a conti fatti, il 90% del codice sorgente attuale di Linux è stato scritto da altri sviluppatori, e non da Torvalds.

Inizialmente, infatti, Linux veniva utilizzato principalmente da programmatori e sviluppatori. Nel corso degli anni ci sono stati diversi tentativi per renderlo alla portata di tutti e ora ci sono più di dieci sistemi operativi mobile che si basano su Linux, tra cui Android, Ubuntu Touch e Firefox OS. Anche la maggior parte dei Super Computer usa Linux come Kernel, diventato ormai il più scelto nel campo del calcolo ad alte prestazioni.

Ma non è tutto: Linux è sbarcato anche a Hollywood, dove per gestire grafica 3D e alcuni effetti speciali, Dreamworks e LucasFilm hanno utilizzato sistemi operativi basati su Linux. Qualche esempio di film realizzato con questa tecnologia? Shrek, Star Wars, Avatar e Matrix.

Il mondo open source offre innumerevoli opportunità lavorative e Linux non è da meno: il sistemista Linux è una tra le figure più richieste alle aziende di nuova generazione.

Ma di questo ne parleremo in modo approfondito in un articolo dedicato alle professioni informatiche.

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