“Se pensate che Internet abbia cambiato le vostre vite, vi ricrederete. L’Internet of Things sta per cambiare tutto un’altra volta!” Brendan O’Brien, un noto imprenditore informatico statunitense, lo afferma da tempo: sarà l’”Internet delle cose” la vera rivoluzione digitale che trasformerà la nostra vita quotidiana.
E diventerà quindi – se già non lo è- anche un’interessante opportunità di lavoro. Secondo una recente ricerca del Politecnico di Milano, il mercato italiano dell’IoT (l’acronimo di Internet of Things) vale 3,7 miliardi di euro ed è in continua crescita; nei prossimi anni questo settore richiederà sempre più professionisti con conoscenze e competenze specializzate.
Vediamo dunque perché e come diventare un esperto di IoT.
Che cos’è l’Internet of Things e quali sono le sue applicazioni
Nel 1999 un inglese, Kevin Ashton, presentò alla multinazionale Procter & Gamble un progetto di ricerca sull’allora nascente tecnologia RFID (radio frequency identification), che aveva l’obiettivo di memorizzare dati ed informazioni sugli oggetti attraverso speciali etichette elettroniche. Aveva intitolato la sua presentazione “Internet of Things” (in italiano “Internet delle cose” o “degli oggetti”), un’espressione destinata ad avere un successo che probabilmente lo stesso ricercatore non aveva immaginato. Ashton è poi diventato cofondatore e direttore dell’AutoID Center del MIT di Boston, che ha rilasciato lo standard RFID ed è ora un laboratorio internazionale di ricerca.
“L’Internet of Things unisce mondi fisici e virtuali per creare ambienti intelligenti”. Questa definizione, sintetica ed efficace, arriva da un video dell’Unione Europea che illustra l’impatto dell’IoT sulla nostra vita quotidiana: attraverso la rete Internet gli oggetti possono essere collegati tra loro e comunicare dati sul loro stato o sull’ambiente circostante.
L’importante è che siano smart objects, cioè “oggetti intelligenti”, come spiega l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano: devono essere identificabili in modo univoco nel mondo digitale attraverso una sorta di indirizzo IP e devono altresì essere connessi per poter trasmettere e ricevere informazioni.
Gli esempi classici, i primi che possono venire in mente, sono rappresentati dalla domotica: il termostato del riscaldamento o l’impianto di allarme che si possono controllare dallo smartphone, il frigorifero che ci avverte quando è finito il latte, la sveglia che automaticamente accende la macchina del caffè. Ma le applicazioni dell’Internet of Things sono infinite, dalle smart cities, (qui intese unicamente a livello di infrastrutture) nelle quali la tecnologia punta a migliorare i servizi ai cittadini, all’Industrial IoT, cioè l’utilizzo che se ne fa nell’industria per controllare i processi di produzione, aumentare l’efficienza energetica, pianificare la manutenzione preventiva degli impianti ed adottare soluzioni volte a garantire la sicurezza sul lavoro.
Le 10 skill dell’esperto di IoT
Techgenix, un sito specializzato nell’informazione per i professionisti dell’IT, afferma che entro due anni ci saranno nel mondo più di 2 miliardi di oggetti connessi. Gli esperti di IoT saranno dunque molto richiesti, ma per una carriera in questo settore sono necessari numerosi requisiti non sempre facili da trovare: Techgenix ne elenca ben dieci: da quelli più generali, che sono la base per un lavoro informatico, a quelli specifici per lavorare nell’Internet of Things.
Queste sono le 10 capacità fondamentali per un esperto di IoT:
- tra le 6 competenze di base non possono mancare:
– Business Intelligence, per lavorare sulle informazioni
– sicurezza, per proteggere dati e sistemi
– application design, per progettare applicazioni funzionali
– applicazioni mobili, in particolare le tecnologie cloud e wireless
– hardware IoT, come Wi-Fi o Bluetooth
– reti, ovvero l’infrastruttura vitale per l’Internet of Things
- le 4 competenze specialistiche riguardano:
– sensori: gli esperti di IoT devono essere capaci di costruire hardware in grado di sentire, catturare, analizzare, calcolare e rispondere agli strumenti connessi
– sistemi embedded, che hanno il compito di rilevare e comunicare i dati
– cloud computing, in particolare i processi e gli strumenti ETL (Extract, Transform and Load) per la gestione dei dati
– soluzione dei problemi IoT, soprattutto per quanto riguarda la protezione dei dati personali ed il rispetto della privacy.
Come diventare esperto di IoT: lauree, master e corsi in Italia
E’ importante premettere che l’Internet of Things non è ancora una materia diffusa nelle università italiane: compare come insegnamento all’interno dei piani di studi di alcuni corsi di informatica od ingegneria, ma finora c’è una sola laurea triennale in Internet of Things, Big Data & Web ed è quella attivata nel 2017 dall’Università di Udine. L’ateneo di Perugia offre una laurea magistrale in Ingegneria elettronica per l’Internet of Things ed anche in questo caso è l’unica proposta tra le lauree specialistiche.
Ci sono invece maggiori possibilità di trovarla all’interno dei master: l’Università di Bologna propone il master di I livello in Internet of Things; master di II livello si trovano invece negli atenei di Genova (IoT & Big Data ), Roma Tor Vergata (Internet of Humans and Things) e Pavia (Fondamenti e applicazioni della Internet delle cose).
Per chi già lavora nell’informatica ci sono interessanti opportunità di formazione anche tra i corsi executive, destinati ai professionisti IT. La Business School dell’Università di Bologna organizza un Executive Program in IoT, pensato soprattutto per coloro che si occupano di progettazione software, che si svolge in 16 giornate suddivise in 9 weekend e comprende casi di studio e laboratori applicativi. Più breve, di due sole giornate, è invece il corso Industrial Internet of Things proposto dalla School of Management del Politecnico di Milano, mirato a presentare le applicazioni dell’IoT nell’ambito dell’Industria 4.0.
Infine, un’utile occasione di aggiornamento sono i convegni e le conferenze di settore: anche in Italia c’è un ricco calendario di eventi IT e quest’anno l’Internet of Things sarà uno dei temi caldi del mondo informatico.