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L’ICT continua a crescere ed è a caccia di skill adeguate

Nessun informatico rimane senza lavoro

In Italia, pur in presenza di un tasso di disoccupazione attorno al 10%, sono sempre di più le aziende che non trovano personale specializzato da impiegare nei nuovi progetti con tecnologie digitali. Quello informatico è infatti il settore che meno di altri ha subito crisi: oggi la tecnologia digitale è ovunque, dall’Internet of Things dell’Industria 4.0 ai big data e l’intelligenza artificiale: tutto questo può funzionare solo grazie a ingegneri informatici e programmatori.

Il settore informatico è infatti in costante sviluppo, ragion per cui l’aggiornamento professionale riveste un’importanza strategica. Per di più, a prescindere dalla natura dell’attività di un’azienda, l’utilizzo di software e hardware è fondamentale per svolgere ogni attività imprenditoriale e autonoma.

Per questi motivi l’offerta di lavoro nel settore informatico, tanto in Italia quanto all’estero, non conosce crisi, è ampia e diversificata, merito anche della crescita esponenziale delle tecnologie mobili, dei social network e del commercio elettronico.

Il paradosso dell’ICT italiano: il settore in crescita senza skill adeguate

Stando a quanto riportato dall’Osservatorio delle Competenze Digitali, condotto dalle maggiori Associazioni ICT nazionali (Aica, Anitec-Assinform, Assinstel e Assinter Italia) si stimano circa 88mila posti di lavoro in più per i profili specializzati in ICT fino al 2020.
Tra le professioni digitali più richieste spiccano quelle legate al settore Cloud, Big Data e Cyber Security, con incrementi annuali del 7% per il numero di annunci di lavoro online. Gli sviluppatori mantengono comunque il primato della professione ICT più richiesta, con una presenza di offerte di lavoro del 49%; seguono i consulenti IT, richiesti da 1 annuncio su 6.

Come accennato in precedenza, cresce progressivamente anche la quota delle nuove professioni strettamente legate alla trasformazione digitale, tra cui Cyber Security Officer, Service Development Manager e Big Data Specialist, i cui livelli di richiesta nell’area italiana del Nord-Ovest sfiorano il 60%.
Insieme all’ICT cresce anche la domanda di professionisti per la trasformazione digitale nel settore Servizi; tra le figure più ricercate ci sono l’ICT Operation Manager, il Digital Media Specialist e l’ICT Consultant con una quota rispettivamente del 56%, del 53% e del 45%. Dal momento in cui queste figure informatiche sono tanto richieste quanto difficili da trovare, come potrà il settore rispondere alla richiesta di ben 88mila nuovi posti di lavoro specializzati in ICT?

Il mercato, come abbiamo avuto modo di osservare anche noi di Reteinformaticalavoro, vede le aziende in cerca di numerose figure specializzate in ambito IT, ma la mancanza di competenze fa sì che le posizioni aperte rimangano tali per lunghi periodi. Persino i Career Service universitari faticano a colmare questo gap. Date le mancanze di skill adeguate e di esperienza nel ruolo, le aziende sono spesso costrette ad assumere neolaureati, alle volte anche con profili diversi da quelli realmente desiderati, e inserirli in percorsi di formazione per “trasformarli” in sviluppatori, esperti di cyber security e in altre figure richieste. L’alternativa rimane quella di affidare una parte del lavoro italiano a ingegneri all’estero.

Come ridurre il gap tra domanda e offerta di specialisti ICT

Il gap tra domanda e offerta di specialisti ICT conferma che bisogna agire in fretta se si vogliono cogliere tutte le potenzialità del nuovo mercato del lavoro digitale e solo una formazione adeguata riuscirebbe ad accorciare le distanze tra le esigenze delle aziende e l’offerta di lavoro.

Dati alla mano, il fabbisogno di laureati ICT per le aziende oscilla tra i 12.800 e i 20.500, mentre dalle Università ne escono poco più di 8.500, con un gap che arriva dunque al 58%. I laureati ICT crescono, ma non stanno al passo con la richiesta del mercato: calano gli specialisti in Informatica e Ingegneria Informatica, diminuiscono i laureati che proseguono gli studi dopo la triennale e, sebbene crescano le immatricolazioni, restano elevate le percentuali di abbandono (si laurea solo il 40% degli immatricolati, nel 2017).

Per far fronte a queste problematiche, l’offerta didattica e universitaria si è attivata nell’organizzare corsi e insegnamenti specialistici, dando maggiore spazio alla pratica e proponendo anche percorsi post-universitari orientati alla specializzazione. Formazione e aggiornamento costanti sono indispensabili per poter formare information architect, web project manager, front web developer, mobile application developer, community manager e tutte queste nuove figure professionali che c’è urgenza di trovare.

È per accendere i riflettori su questo problema di mancanza di personale informatico e per provare a dare una mano alle aziende del territorio che Reteinformaticalavoro ha pensato di organizzare a Milano la prima edizione del Techjobsday di Reteinformaticalavoro con il suo evento tech cercherà di andare a fondo della questione grazie anche ad una serie di interviste alle aziende tech partecipanti, che saranno pubblicate nel mese di ottobre sul sito dell’evento e condivise sui canali social.

Le aziende ci racconteranno le loro esperienze e le eventuali soluzioni che stanno attuando per far fronte alle difficoltà che riscontrano più spesso. L’obiettivo specifico è mettere in contatto le aziende Tech con i professionisti IT di tutte le seniority, dai neolaureati in informatica e ingegneria informatica fino a coloro che già lavorano e che sono alla ricerca di nuove sfide.

A supporto dell’evento anche Performa HRMItalia Startup, l’associazione italiana delle Startup, che ha visto nel Techjobsday 2019 un progetto innovativo ad alto potenziale di crescita.

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