In questa rubrica diamo la parola ai professionisti dell’informatica, che ci raccontano competenze, studi, esperienze utili per ricoprire i ruoli più richiesti nel mondo IT.
Buona lettura!
Competenza, passione e creatività: tre parole che condensano la professionalità di Fabio La Vitola, 49 anni, di Vimodrone (Milano), consulente informatico da sempre (o quasi). Fabio ci ha raccontato la sua lunga esperienza di libero professionista dell’informatica, dagli studi alle aziende con cui lavora, con alcuni utili consigli per chi vuole intraprendere questa professione.
Fabio, da quanti anni fai il consulente informatico?
Da quasi trent’anni. Ho lavorato per poco tempo come dipendente, subito dopo aver finito la scuola superiore, ma per me non era un’attività conciliabile con il mio modo di intendere il lavoro, mi sembrava riduttivo stare in una sola azienda e ho deciso quasi subito di fare il consulente. Negli anni ho avuto modo di lavorare con molte aziende di diversi settori e questo per me è tuttora un grande arricchimento.
In quali aziende lavori: società informatiche o imprese di altri settori?
Mi occupo di progettazione software per processi industriali, quindi i miei clienti appartengono al 90 per cento al mondo dell’industria, in diversi settori, dal chimico al tessile. Al momento il mio cliente più grosso è una multinazionale chimico-farmaceutica.
Ci spieghi in cosa consiste il tuo lavoro?
Aiuto a ottimizzare i processi industriali attraverso analisi, architetture e procedure: sviluppo applicazioni che devono far funzionare processi produttivi in tempo reale e devono essere precise al millisecondo.
Posso dire inoltre di essere il primo, e finora l’unico, consulente informatico in Italia che si interfaccia ai processi chimici tramite nuovi linguaggi, in un settore che era sempre stato molto chiuso.
Un ruolo con una forte componente tecnica, quindi?
Non solo: per me è un lavoro con un grande margine di creatività, che consiste nel cercare nuovi modi di fare le cose e nell’offrire sempre qualcosa di diverso dagli altri, anche nei progetti dove sembra che non sia possibile. Questo è importante per un consulente, che deve sempre poter dare il meglio ai propri clienti e quindi mettersi sempre in gioco e migliorarsi; ma è fondamentale in ogni caso per un informatico, perché il nostro ambito è in continua evoluzione, ciò che oggi è nuovo potrebbe diventare obsoleto già tra sei mesi e un professionista deve essere costantemente aggiornato.
Quali competenze utilizzi nel tuo lavoro?
Le mie competenze tecniche vanno dalla programmazione in vari linguaggi (in particolare Visual Basic .NET e le API di Windows) all’amministrazione e gestione di database Microsoft e Oracle, alle conoscenze sistemistiche in ambiente Windows.
Ci sono poi altre conoscenze fondamentali, che riguardano il settore in cui si opera: non basta essere bravi analisti o programmatori, bisogna conoscere la materia su cui si propongono e si realizzano le strutture informatiche, ciò di cui si occupa l’azienda. Questo mi ha permesso di acquisire competenze in alcuni settori industriali che spesso mi sono state utili anche in altri contesti.
Infine, utilizzo anche competenze manageriali, che riguardano la gestione di team di progetto e richiedono quindi la conoscenza del project management e doti di leadership.
Quale futuro pensi avrà la tua professione? Saranno richieste nuove competenze?
Il futuro è già qui: tutto è informatizzato, l’informatica è la quotidianità e sarà sempre più integrata ovunque. Questo richiederà nuovi sistemi operativi e nuovi linguaggi, che già si stanno sviluppando, e per tutti gli informatici, ma soprattutto per i consulenti, sarà sempre più necessario tenere il passo con questa evoluzione.
Personalmente, se penso al futuro dell’informatica il mio sogno è l’integrazione con le nanotecnologie per sconfiggere malattie come i tumori. L’informatica non deve essere fine a se stessa, deve evolversi per essere sempre più al servizio di tutti.
Come si cerca e si trova lavoro nella consulenza informatica?
Oltre al passaparola, che per me è stato fondamentale soprattutto all’inizio, per trovare lavoro come consulente informatico bisogna in primo luogo essere interessanti e appetibili per le imprese e questo significa aver fatto studi adeguati ed esperienze significative. Ci sono sul mercato molti “smanettoni”, le aziende cominciano a rendersene conto e chiedono sempre più conoscenze specifiche, competenze ed esperienze dimostrabili.
A proposito di studi: che cosa o dove consiglieresti di studiare a un giovane che voglia intraprendere la tua professione?
Consiglio senz’altro una preparazione universitaria. Io stesso ho il diploma informatico e mi ero iscritto all’università, ma ho poi interrotto gli studi e mi sono sempre pentito di non aver conseguito la laurea. La scuola superiore dà le basi, ma è all’università che si approfondisce la materia e si capiscono le attitudini personali. Dopo la laurea, naturalmente, è indispensabile continuare la formazione con stage, corsi, approfondimenti personali.
Un consiglio a chi si è iscritto al nostro portale del lavoro: che cosa serve oggi per lavorare nel settore informatico?
Oltre alle conoscenze tecniche, avere creatività e passione per il proprio lavoro.
E a chi aspira a fare il consulente informatico, che cosa consiglieresti? Serve un’esperienza in azienda, prima di fare il libero professionista?
Consiglierei innanzitutto di costruirsi un percorso professionale fatto di esperienze il più possibile diverse, dalle quali imparare sempre qualcosa di nuovo.
In secondo luogo, è importante saper dare il giusto valore al proprio lavoro, per non rischiare di non avere mercato o, al contrario, di svendersi. È una consapevolezza che si acquisisce col tempo, ma che è fondamentale per un consulente.
Infine, un’esperienza iniziale in azienda può essere utile per capire che cosa chiede il mercato, per imparare a gestire progetti, per la formazione. Soprattutto, però, per fare il consulente informatico ci vogliono spirito imprenditoriale, dinamicità e voglia di andare sempre oltre gli standard.
Ringraziamo Fabio per l’intervista che ci ha concesso. Lo salutiamo e auguriamo un buon lavoro.
Intervista: Marialetizia Mele – Giornalista
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