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Specialista Business Intelligence – Intervista a Francesca Cattaneo

da Redazione

In questa rubrica diamo la parola ai professionisti dell’informatica, che ci raccontano competenze, studi, esperienze utili per ricoprire i ruoli più richiesti nel mondo IT.

Buona lettura! 

“In un’azienda noi siamo la fine della catena del dato e l’inizio della catena della decisione.” Così definisce il suo ruolo Francesca Cattaneo, 40 anni, Specialista Business Intelligence in una software house di Milano. Con lei abbiamo approfondito una delle professioni in forte crescita nel settore informatico.

Francesca, che cos’è la Business Intelligence e come hai cominciato a lavorare in questo campo?

La Business Intelligence è un processo aziendale che ha l’obiettivo di raccogliere e analizzare informazioni che sono poi utilizzate dall’azienda stessa per prendere decisioni strategiche. Noi siamo a metà tra questi due processi: siamo il punto di arrivo di tutti i dati aziendali e, con l’analisi e l’elaborazione dei dati stessi, diventiamo il punto di partenza per i processi decisionali dei manager.

Ho cominciato a occuparmi di BI nel 2003: ho seguito un corso di formazione interno nella software house dove lavoravo come programmatrice (e dove lavoro tuttora) e poi sono andata subito sul campo, affiancando un collega più esperto. All’epoca molte aziende non sapevano nemmeno che cosa fosse la Business Intelligence, ma nel giro di due anni avevo tre clienti fissi e poi è scoppiato l’interesse da parte delle imprese.

Ora sono responsabile dell’area Business Intelligence nella mia azienda e seguo progetti per diversi clienti, dove spesso svolgo anche attività di formazione.

Per quali aziende lavori e per quali progetti?

Lavoro presso clienti che si occupano prevalentemente di distribuzione in diversi settori: automotive, ventilazione, trasporti, marketing.

I progetti di cui mi occupo più di frequente riguardano le vendite, la contabilità, la logistica, il marketing, tutte aree nelle quali i dati rivestono grande interesse per i manager che devono prendere decisioni.

Che cosa fa dunque, in concreto, uno Specialista Business Intelligence?

In primo luogo, deve conoscere l’azienda con cui lavora, come funziona, quali sono i flussi di dati, come sono collegate le diverse aree: comprendere la realtà aziendale e capirne gli obiettivi. La sfida è quella di mettere insieme dati eterogenei, che arrivano da fonti e sistemi diversi, in una base dati omogenea, per poter dare il risultato richiesto.

Quindi, si costruisce un data warehouse, che è un grande database progettato appositamente per aggregare e analizzare dati. Creata la struttura, si passa all’analisi dei dati attraverso gli strumenti di BI, in base alle esigenze aziendali. Dall’analisi, infine, si arriva al report finale.

Per me, l’aspetto più interessante del mio lavoro è la visione di insieme: partire dal dato iniziale per comprendere da dove arriva, come, in che formato, con quali tempi e frequenze, e compiere un lavoro trasversale che da un’infinità di dati diversi e disomogenei arriva a un risultato finale unico.

Quali sono le competenze tecniche necessarie per uno specialista Business Intelligence (BI)?

Innanzitutto, la conoscenza dei database, di ogni tipo: SAP, Oracle, SQL Server, MySQL, DB2 sono i più diffusi. È importante anche conoscere i linguaggi ETL, usati per trasferire dati da un sistema all’altro.

Poi, ovviamente, i prodotti di Business Intelligence, per esempio SAP Business Objects, Microstrategy, Oracle Business Intelligence, IBM Cognos. Il mio consiglio è di conoscerne a fondo almeno uno o due: in questo modo si è facilitati nella comprensione e nell’utilizzo di eventuali nuovi prodotti che possono essere richiesti dalle aziende.

Non è invece necessario saper programmare: a volte può servire per gestire il passaggio dei dati, ma in realtà questa competenza esula dal mondo BI. Conoscenze di matematica e di statistica possono essere utili per aiutare il cliente nella definizione dell’output finale, soprattutto per i KPI (Key Performance Indicator, indicatori essenziali di prestazione) che sono quelli che i manager richiedono.

E quali sono invece le soft skills indispensabili?

Sicuramente il problem solving: il cliente ti dà un problema, tu devi trovare la soluzione e gli ostacoli sono sempre uno in più delle soluzioni possibili. Per questo è importante anche essere smart, avere una mente aperta e cercare soluzioni diverse da quelle tradizionali.

Poi, a seconda del ruolo, sono necessarie capacità relazionali per gestire il rapporto con il cliente: saper ascoltare, essere propositivi. E senz’altro saper lavorare in team, perché ci si relaziona con tutte le aree aziendali.

Infine, lo stimolo ad andare sempre oltre, anche perché le aziende, quando cominciano a vedere i dati, cominciano a individuare i problemi e a quel punto le attese crescono. Noi dobbiamo saper rispondere a ogni richiesta del cliente.

professione specialista business intelligence

Quale saranno secondo te le competenze più richieste in futuro nella Business Intelligence ?

Ciò che in assoluto servirà sempre di più alle aziende sono le competenze sulle basi di dati, che diventeranno sempre più grandi perché nessuno vuole cancellare le informazioni, e di conseguenza aumenteranno i problemi di spazio insufficiente e di prestazioni rallentate. Serviranno quindi competenze che esulano dalla conoscenza degli strumenti e che riguardano l’ottimizzazione dei database, il cloud, la visualizzazione dei dati.

Quale formazione consigli per chi vuole occuparsi di Business Intelligence?

Oggi ci sono anche in Italia lauree e master in Business Intelligence e sicuramente la formazione universitaria apre la mente alla ricerca e alla curiosità. Possono servire anche le certificazioni proposte dalle aziende produttrici, che permettono di conoscere a fondo un prodotto. Comunque, spesso la formazione più utile è quella sul campo, affiancati a un esperto.

Un suggerimento per i giovani informatici che vogliono specializzarsi in questo campo: da dove cominciare per lavorare nella Business Intelligence?

Il grande dubbio di solito è: meglio entrare in una software house o nell’area IT di una grande azienda?

La grande azienda – che spesso è cliente della software house – di solito offre alle figure junior un lavoro più “tranquillo”, con un ruolo ben definito e strutturato: può essere positivo per approfondire una mansione, ma bisogna verificare se sul lungo periodo offre anche possibilità di crescita professionale.

A chi è agli inizi suggerirei l’azienda informatica, dove in genere si hanno maggiori opportunità di fare esperienza presso i clienti e quindi di conoscere realtà diverse tra loro. Una software house in genere investe di più nel tuo potenziale, hai meno vincoli e sperimenti di più.

Ringraziamo Francesca per l’intervista che ci ha concesso. La salutiamo e auguriamo un buon lavoro.

Redazione Reteinformaticalavoro.it

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